Nel mondo dei videogiochi, i crossover tra universi diversi possono essere affascinanti quanto complicati. PlayStation All-Stars Battle Royale, lanciato nel 2012 da SuperBot Entertainment e Sony Computer Entertainment, è stato uno di questi tentativi ambiziosi. Ispirato dal successo di Super Smash Bros., il gioco mirava a riunire i personaggi iconici della PlayStation in un frenetico picchiaduro multiplayer. Tuttavia, nonostante il potenziale e il successo iniziale, il gioco ha subito delle limitazioni significative, soprattutto per quanto riguarda il roster dei personaggi.
Un gioco effettivamente ben realizzato, ma criticato
PlayStation All-Stars Battle Royale ha ricevuto recensioni generalmente positive per il suo gameplay dinamico e per la fedeltà delle mosse, ben tradotte seguendo i caratteri dei vari personaggi del roster che dovrebbero rappresentare la PlayStation. Tuttavia, è stato oggetto di critiche da parte dei giocatori e della critica specializzata per due semplici motivi: per il fatto di essere visto come una copia di Smash Bros., e questo era già chiaro a tutti, e per il fatto che il gioco presentasse un roster che non rifletteva adeguatamente l’ampia storia della PlayStation. Mentre il gioco presentava una varietà di personaggi famosi come Kratos di God of War e Nathan Drake di Uncharted, alcuni nomi leggendari sono mancati all’appello.
L’assenza di Crash Bandicoot e Spyro
Uno dei più grandi rimpianti dei fan riguarda l’assenza di due icone fondamentali della PlayStation: Crash Bandicoot e Spyro the Dragon. Per gran parte del pre lancio e post lancio del titolo infatti la domanda era una sola: “Crash Bandicoot arriverà su Playstation All-Stars?” che, prontamente, veniva tacciata con un “no comment” dagli sviluppatori di SuperBot.
Un video di Matt McMuscles, intitolato “PlayStation All-Stars Battle Royale – What Happened?”, ci ha finalmente rivelato i retroscena dietro queste mancanze. Secondo McMuscles, che aveva parlato con diversi dipendenti dello studio di SuperBot, il team aveva in programma di includere molti altri personaggi di alto profilo, tra cui Crash, Spyro e Lara Croft, ma le trattative con i rispettivi detentori dei diritti si sono rivelate problematiche.
Nel caso di Crash Bandicoot, Activision richiedeva un compenso esorbitante, troppo elevato per le finanze di SuperBot. Questo ha reso impossibile l’inclusione del personaggio, da sempre considerato come una sorta di mascotte non ufficiale per la prima, leggendaria, PlayStation 1.
Spyro, d’altra parte, era più complicato da ottenere: poiché il franchise era incentrato su Skylanders in quel momento, ed era un periodo in cui la serie delle statuette era all’apice del successo, il draghetto viola era stato messo in secondo piano. Quindi tutto questo si tradusse in un categorico “no” da parte di Kotick, il CEO di Activision.
Le trattative con Activision e altre aziende come Eidos non sono state sufficientemente fruttuose da permettere l’inclusione di questi personaggi tanto amati. Per esempio Lara Croft, che SuperBot voleva moltissimo nel roster, venne negata proprio perché Eidos stava lavorando sul reboot di Tomb Raider e non voleva inserire in PlayStation All-Stars né la Lara classica, perché si rischiava di confondere i giocatori tra le due versioni della bella archeologa, né la nuova Lara perché ai tempi non era stata ancora rivelata al pubblico.
Un triste destino
Nel settembre 2018, Sony ha annunciato che i server multiplayer per diversi titoli PlayStation 3, incluso PlayStation All-Stars Battle Royale, sarebbero stati chiusi nel mese successivo. Questo ha segnato la fine della funzionalità online per il gioco, con le vendite del pass online che sono state interrotte in preparazione alla chiusura. L’arresto delle funzionalità online è stato posticipato al 31 gennaio 2019, segnando una conclusione triste per un titolo che aveva avuto un inizio promettente.
Ad oggi, PlayStation All-Stars Battle Royale resta uno dei tanti esempi di come le ambizioni di un progetto possano essere frenate da fattori esterni come costi e trattative difficili. Nonostante le sue carenze e la mancanza di alcuni personaggi iconici, il gioco rimane un piccolissimo pezzo interessante della storia videoludica, evidenziando le sfide che anche i progetti più promettenti possono affrontare.