Nel 1996, il mondo dei videogiochi fu scosso dall’arrivo di Crash Bandicoot, un platformer che non solo introdusse un nuovo eroe nel panorama videoludico, ma presentò anche una colonna sonora distintiva che avrebbe lasciato un’impronta indelebile nella memoria dei giocatori. Il merito di questa colonna sonora va a Josh Mancell, un compositore e polistrumentista americano che, con il suo approccio innovativo, contribuì a definire l’identità sonora del gioco.
“Quando le persone giocano ai videogiochi, vogliono divertirsi”, racconta Mancell. Una dichiarazione semplice ma fondamentale, che ha gettato le basi per tutto ciò che Crash Bandicoot avrebbe rappresentato. Anche nei momenti più frustranti, come durante le fasi estenuanti di Slippery Climb, la musica di Mancell era lì a ricordare ai giocatori che Crash era, prima di tutto, divertimento.
Un’identità sonora unica

Crash non era veloce come Sonic, né accessibile come Mario. Era più selvaggio, più eccentrico, un vero underdog rispetto ai suoi rivali più “puliti”. E la musica catturava perfettamente questa essenza: insistente, incoraggiante, imprevedibile. Un cartone animato impazzito che si tuffava nella terza dimensione. Ma il sound di Crash Bandicoot non è nato così fin dall’inizio.
Le prime bozze della colonna sonora erano ambientali, dominate dalle percussioni, pensate per avvolgere il giocatore in una giungla sonora che evocasse un’isola pericolosa e selvaggia. Questo approccio derivava da uno dei primi lavori di Mancell, un vecchio spot pubblicitario per il formaggio Kraft negli Stati Uniti: “Il commercial mostrava un bambino che attraversava la giungla, ed era tutto animato. Anche il ritmo che usai lì era molto simile a quello che poi finì in Crash”.
Tuttavia, Crash Bandicoot non era Uncharted o The Last of Us; Mancell lavorava con Naughty Dog nel suo periodo più “punk”, quando lo studio sviluppava Crash come un anti-eroe e una parodia di Sonic. La colonna sonora doveva essere più vicina a un cartone animato del sabato mattina che a un blockbuster hollywoodiano.
La svolta con Hog Wild

Il momento di svolta arrivò con uno dei livelli più iconici del gioco: Hog Wild. “Quello fu un punto di svolta, specialmente in termini di feedback sulla musica”, spiega Mancell. “Stavo esplorando un approccio più sperimentale, con solo percussioni e suoni ambientali. Ma la reazione fu contrastante”.
I produttori di Universal Interactive erano scettici. Alcuni brani di Mancell prendevano ispirazione da artisti come Aphex Twin e Juan Atkins, ma non si trattava di un’imitazione diretta. “Ammiravo il modo in cui quegli artisti creavano paesaggi sonori riconoscibili con strumenti limitati. Questo era ciò che volevo fare con Crash”.
Il brano di Hog Wild cambiò tutto. Era più giocoso, più comico, e il pubblico lo adorò. “Non era musica alla Mario, ma aveva una sua identità: più animata, più guidata dal personaggio”, afferma Mancell. In quel momento si capì che Crash non era solo un altro platformer: era un’esperienza spensierata, veloce, caotica e divertente. Perfetto per la PlayStation.
Da Cortex Strikes Back a Warped: L’innovazione continua

Una volta trovata la giusta direzione, Mancell si sentì libero di sperimentare ancora di più. Crash Bandicoot 2: Cortex Strikes Back e Crash Bandicoot 3: Warped diventarono più “musicali”, con una maggiore libertà creativa. “Lavoravo con Dave Baggett, un produttore di Naughty Dog e grande appassionato di musica. Avevamo un’amicizia straordinaria e condividevamo un amore per i Kraftwerk”.
Nei livelli delle fogne di Crash Bandicoot 2 e in quelli futuristici di Warped, l’influenza di Kraftwerk è palpabile. Per qualche battuta, sembra quasi di ascoltare una loro B-side, un tributo ironico e rispettoso ai pionieri dell’elettronica.
Un’eredità indelebile

L’impatto della musica di Mancell su Crash Bandicoot non può essere sottovalutato. Ogni melodia era costruita attorno a ritmi incalzanti, una scelta che rifletteva il suo background da batterista. “Stewart Copeland dei Police è uno dei miei batteristi preferiti di tutti i tempi”, racconta Mancell. “Il livello delle rovine in Crash 2 è un omaggio diretto a lui”.
Ironia della sorte, due anni dopo il debutto di Crash Bandicoot, Copeland stesso compose la colonna sonora di Spyro the Dragon, creando un curioso parallelismo tra le due mascotte PlayStation.
Senza la musica di Mancell, Crash Bandicoot non sarebbe stato lo stesso. Il suo lavoro ha contribuito a definire l’identità del franchise, rendendolo non solo un successo commerciale, ma un’icona della cultura videoludica. La trilogia originale rimane uno degli esempi più perfetti di colonna sonora videoludica, stabilendo un punto di riferimento per le generazioni future.
Dopo quasi trent’anni, la musica di Crash Bandicoot continua a essere celebrata, reinterpretata e amata. Un chiaro segnale che l’eredità di Josh Mancell è destinata a durare nel tempo.