C’è una magia che solo i videogiochi sanno custodire. È fatta di pixel e colpi di scena, di pad consumati e ore rubate al sonno. Ma a volte, questa magia si manifesta anche fuori dallo schermo. È il caso della storia toccante di Erik Kielty, un giovane fan cresciuto con il marsupiale più famoso della PlayStation, Crash Bandicoot.

Siamo agli inizi degli anni 2000, in un’epoca dove internet era ancora un lusso per pochi, e i social media non avevano ancora plasmato il nostro modo di comunicare. Erik, nato nel 1995, aveva circa sette anni quando decise di scrivere una lettera a Universal Interactive, lo studio che in quel periodo si occupava del brand di Crash. Una lettera scritta con il cuore, in cui condivideva il suo amore per la serie, giocata fianco a fianco con suo padre, e proponeva addirittura un’idea per un nuovo gioco: niente livelli tradizionali, solo boss da affrontare con strategia e una trama più marcata.

Just went through some old boxes and found this letter I’ve been looking for since I was 10 or so; I wrote to Universal telling them how much me and my dad loved the Crash games and some ideas for future games (I think it was a game with all bosses and you have to fight and dodge them strategically but with no regular levels and more of a story) and they were cool enough to get back to me with this letter and some stickers. I remember as a kid, my mind was blown that they actually read my letter and responded, so shout out to Allen Petrowski for taking the time to get back to me (couldn’t find him on social media) ❤️💎🥭

Ho appena rovistato in alcuni vecchi scatoloni e ho trovato questa lettera che cercavo da quando avevo 10 anni o giù di lì; avevo scritto alla Universal raccontando quanto io e mio padre amassimo i giochi di Crash e alcune idee per giochi futuri (credo si trattasse di un gioco con tutti i boss e che bisognava combattere e schivare strategicamente, ma senza livelli regolari e con una storia più articolata) e loro sono stati così gentili da rispondermi con questa lettera e alcuni adesivi. Ricordo che da ragazzino ero rimasto sbalordito dal fatto che avessero letto la mia lettera e mi avessero risposto, quindi un urlo ad Allen Petrowski per aver trovato il tempo di rispondermi (non sono riuscito a trovarlo sui social media) ❤️💎🥭


Una fantasia da bambino? Forse. Ma Erik ricevette qualcosa che pochi di noi avrebbero mai immaginato: una risposta vera, autentica, firmata da un impiegato della Universal Interactive, Allen R. Petrowski. Ed in allegato tre stickers: Crash sulla Jeep, Coco sul monopattino ed il logo dell’allora recentissimo Crash Bandicoot The Wrath Of Cortex (L’ira di Cortex da noi in italia).

June 14, 2002.

Dear Kielty Family:
Thank you so much for your kind comments and suggestions regarding CRASH. We are so pleased that you are great fans (even Dad sounds like he’s into it). Ha!

I am going to put your letter and picture up on the wall where we keep a huge poster of CRASH on hand for all employees to see. In fact, I even highlighted (in yellow) the part about your ideas for a future game, so our creative staff can see it for themselves.

We will continue to do our best to bring you the best game playing and family fun possible. Thanks again for your interest and enthusiasm. We really appreciate it!

Sincerely,
Allen R. Petrowski
Universal Interactive
Production/Technology Assistant

14 giugno 2002.

Cara famiglia Kielty:
Grazie mille per i vostri gentili commenti e suggerimenti su CRASH. Ci fa molto piacere che siate grandi fan (anche papà sembra essere appassionato). Ha!

Appenderò la vostra lettera e la vostra foto sulla parete dove teniamo un enorme poster di CRASH a disposizione di tutti i dipendenti. Ho anche evidenziato (in giallo) la parte relativa alle vostre idee per un gioco futuro, in modo che il nostro staff creativo possa vederle di persona.

Continueremo a fare del nostro meglio per offrirvi il miglior gioco e il miglior divertimento possibile per la famiglia. Grazie ancora per il vostro interesse ed entusiasmo. Lo apprezziamo molto!

Cordiali saluti,
Allen R. Petrowski
Universal Interactive
Production/Technology Assistant

La lettera, datata 14 giugno 2002, era molto più che una semplice risposta automatica. Petrowski ringraziava Erik e suo padre per l’entusiasmo, raccontando persino di aver appeso la loro lettera con una foto nel muro degli uffici, vicino a un grande poster di Crash, per condividerla con tutti i dipendenti. E non solo: aveva anche evidenziato in giallo la parte con le idee di Erik, così che anche il team creativo potesse leggerle.

“Anche papà sembra essere dei nostri. Ha!” — scriveva con una nota affettuosa, in un tono umano e spontaneo che oggi sembra appartenere a un’altra epoca.

Questa lettera, riscoperta oggi da Erik in una vecchia scatola e condivisa sul gruppo Facebook Crash Bandicoot CrystalPosting, ha scatenato un’ondata di emozione e nostalgia tra i fan. Perché, al di là della tenerezza del gesto, ciò che colpisce è il ricordo di un tempo in cui l’industria videoludica sapeva essere personale. Dove c’erano uffici pieni di poster e di persone che leggevano davvero le lettere dei bambini. Dove un assistente alla produzione prendeva il tempo per rispondere con gentilezza e calore umano.

Nel mare spesso freddo e impersonale delle grandi produzioni odierne, questo piccolo gesto risalente a oltre vent’anni fa brilla come una gemma preziosa. È la prova che, prima dei numeri e dei bilanci, c’era spazio per la passione, per l’ascolto, per il sogno di un bambino che immaginava nuove avventure per il suo eroe digitale.

Oggi Erik è un adulto. Ma quel ricordo, quella risposta, quel gesto così semplice eppure così potente, sono rimasti scolpiti nel cuore. E ci ricordano una cosa fondamentale: i videogiochi non sono solo giochi. Sono emozioni, legami, lettere spedite e ricevute. E sono capaci, anche a distanza di decenni, di farci brillare gli occhi.

Grazie per aver condiviso questa storia, Erik. E grazie a te, Allen Petrowski, ovunque tu sia.