A prima vista, Crash Bandicoot e Habbo Hotel sembrano provenire da galassie opposte del videogioco. Il primo è un platform frenetico, lineare, con una mascotte saltellante pronta a salvare il mondo a colpi di giravolta. Il secondo è un social game isometrico, basato sulla personalizzazione e l’interazione tra utenti in tempo reale, senza un vero obiettivo finale.

Eppure, osservandoli con lo sguardo di chi ha vissuto gli anni 2000 tra memory card e modem 56k, qualcosa li unisce. Forse non nel gameplay, ma nel contesto, nel core design, nell’impatto culturale. Ecco quindi cinque punti di contatto che dal mio punto di vista ci dicono che, dopotutto, Crash e Habbo non sono così lontani.

1) Icone della stessa generazione

Entrambi sono simboli indelebili per chi è cresciuto tra la fine degli anni ’90 e i primi 2000. Crash Bandicoot era il volto (ufficioso) della PlayStation 1, una mascotte scalmanata che ha conquistato il cuore di milioni di videogiocatori. Habbo Hotel, invece, era il regno virtuale dove ci si rifugiava dopo la scuola per chattare, arredare stanze, partecipare a giochi organizzati dai fan.

Due esperienze profondamente diverse, ma entrambe legate alla costruzione dell’identità di una generazione cresciuta a metà tra l’analogico e il digitale.

2) Uno stile grafico unico e riconoscibile

Crash ha sempre puntato su un’estetica cartoon esagerata, con animazioni sopra le righe e un mondo colorato e caotico. Habbo, con la sua pixel art isometrica, è diventato immediatamente riconoscibile per chiunque bazzicasse su internet nei primi anni 2000.

Entrambi hanno dimostrato che non serve il realismo per affermare una forte identità visiva. Bastano stile, coerenza e una direzione artistica chiara.

3) Level design e modularità

Potrà sembrare strano, ma Crash Bandicoot e Habbo Hotel condividono una certa “modularità”. I livelli di Crash sono costruiti come tunnel o stanze, spesso con prospettive fisse, quasi come ambienti prefabbricati. Habbo basa tutta la sua esperienza sul costruire stanze pezzo dopo pezzo, con blocchi, mobili, pareti e pavimenti.

In entrambi i casi, si respira un senso di spazio costruito in modo ordinato, quasi a “blocchi di Lego”.

4) Umorismo e nonsense

Crash Bandicoot è un gioco intrinsecamente comico: i nemici sono buffi, il protagonista è una caricatura ambulante e tutto il mondo di gioco è pieno di situazioni assurde. Habbo, a modo suo, non è da meno. Basta pensare alle “camere mafia”, agli eventi tipo “chi siede per ultimo è fuori” o alle truffe con i wired mal configurati.

Due universi dove il nonsense regna sovrano, e dove l’assurdo è parte integrante dell’esperienza.

5) Comunità e senso di appartenenza

Crash è nato come gioco single player, ma attorno a lui si è creata una fanbase appassionata, con forum, fan art, mod, giochi di ruolo testuali (ne sappiamo qualcosa…). Habbo, d’altro canto, è stato uno dei primi ambienti virtuali in cui si creava una vera identità digitale, con avatar, biografie, gruppi, clan e amicizie virtuali.

In entrambi i casi, ciò che resta oggi non è solo il prodotto, ma la memoria condivisa della community che li ha vissuti.

Crash e Habbo, icone pop del loro tempo

Forse non troveremo mai Crash Bandicoot in forma di avatar pixelato in una stanza Habbo (o forse sì?), ma è evidente che entrambi hanno lasciato un segno. Sono parte di quell’epoca in cui il videogioco non era ancora un fenomeno “mainstream globale”, ma era già luogo di rifugio, creatività e identificazione.

Rappresentano due facce della stessa medaglia: l’adrenalina del platform e la calma dell’interazione sociale; il single player da console e il multiplayer da browser; il salto nel vuoto e la sedia nella stanza pixelata.

E in fondo, non è questa la magia dei videogiochi? Mettere insieme mondi che sembrano inconciliabili, e trovare nei contrasti la vera bellezza.