Molte persone, quando si parla di idee geniali nello sviluppo dei videogiochi, tendono a citare esempi particolarmente originali, come la boss fight con Psycho Mantis in Metal Gear Solid per PlayStation. Tuttavia, pochi parlano di quelle soluzioni progettuali che, pur semplificando il lavoro degli sviluppatori, riescono comunque a ottenere risultati eccellenti. È il caso dell’ormai iconico attacco rotante di Crash Bandicoot.
Premetto che queste sono considerazioni formulate a posteriori, osservando il quadro generale; non si può affermare con certezza che ogni scelta sia stata pienamente intenzionale da parte dei creatori della serie. Tuttavia, ritengo che questi elementi abbiano avuto un ruolo importante nel successo del gioco stesso.

I primi passi verso il 3D

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Per cominciare, è importante tenere a mente il contesto storico in cui uscì il primo Crash Bandicoot. Siamo nella seconda metà degli anni ’90, un decennio in cui l’industria videoludica stava compiendo i primi passi concreti verso il mondo tridimensionale. Ma proprio perché si trattava di un territorio ancora inesplorato, non era affatto scontato capire come realizzare un prodotto funzionale e gradevole per il pubblico.
Se oggi abbiamo una chiara idea di cosa aspettarci da un videogioco 3D, è grazie a una lunga serie di tentativi — alcuni riusciti, altri meno. Nel 1996, Jumping Flash! rappresentò una delle prime interpretazioni del platform tridimensionale: un gioco in prima persona con protagonista un robot-coniglio, che univa elementi platform e shooter, ricordando in parte Doom, uno dei capisaldi del genere FPS.
In questo contesto si inseriscono Andy Gavin e Jason Rubin, determinati a creare un platform 3D capace di competere con i colossi del momento.

Un semplice tornado di potenzialità

Il passaggio dalle due alle tre dimensioni è sempre stato complesso, perché comportava la necessità di ripensare il gameplay. Non tutto ciò che funzionava in 2D era altrettanto efficace in 3D. Nei primi Super Mario a scorrimento laterale, per colpire un Goomba bisognava calcolare distanza e tempismo, creando un gameplay ben bilanciato. Ma aggiungendo la profondità, anche una semplice azione come un salto diventava più difficile da eseguire correttamente.
Non è un caso, quindi, che il moveset di Mario sia stato aggiornato in Super Mario 64, includendo pugni e calci per colpire i nemici frontalmente. Tuttavia, proprio perché la telecamera è mobile, non è sempre facile mettere a segno un attacco.
E con Crash? Il bandicoot esegue il suo iconico attacco rotante: una sola animazione, semplice da sviluppare, ma in grado di colpire i nemici da ogni direzione. Questo rende il gioco molto più accessibile. In altre parole, i creatori — volontariamente o meno — sono riusciti non solo a semplificare lo sviluppo dando a Crash un solo attacco, ma anche a renderlo iconico.
Inoltre, considerando che si trattava di uno dei primi titoli 3D nel suo genere, l’accessibilità ha sicuramente giocato un ruolo chiave nel suo successo.
Un ulteriore vantaggio? Questo tipo di attacco è estremamente versatile: può far volare i nemici, potendo ottenere Wumpa extra colpendone di fila, respingere attacchi, far fluttuare Crash per un breve tratto, scavare sottoterra e molto altro. Le potenzialità sono virtualmente infinite.

Un’icona facilmente replicabile

Chi ha vissuto quell’epoca ricorderà i numerosi titoli che si ispiravano profondamente alla struttura e al gameplay di Crash Bandicoot. Si trattava di prendere spunto da un’idea già collaudata e riproporla con la sicurezza di un risultato efficace.
Tuttavia, questo tipo di influenza si ritrovava anche in giochi che non erano copie dirette, come Pink Panther: Pinkadelic Pursuit, o persino Scooby-Doo! Unmasked su PS2. L’attacco rotante, essendo semplice da implementare e da gestire a livello di hitbox (colpisce in tutte le direzioni), permetteva agli sviluppatori di risparmiare tempo e risorse, ottenendo al contempo un buon risultato.

Conclusioni

L’attacco rotante di Crash non è soltanto una mossa iconica che definisce il personaggio: è una combinazione di buone intuizioni e scelte pratiche che ha contribuito in modo significativo al successo del gioco.
Un puro tornado di emozioni — e di intelligenza progettuale.